Alla riscoperta del Chianti
con un occhio all’architettura

di Davide Vitelli

La mia visita alle Cantine Antinori aveva due obiettivi: vedere e toccare dal vivo l’opera architettonica e contemporaneamente scoprire un settore, come quello vinicolo, a me distante.

L’opera, realizzata dallo studio di progettazione “Archea Associati” di Firenze, si trova all’interno del contesto collinare del Chianti. Un luogo che, oltre ad ospitare un’architettura di fama internazionale, è anche il cuore di un sistema di produzione vinicolo tra i più noti del settore; un luogo carico di storia come testimoniato dal piccolo museo della famiglia Antinori all’interno della struttura.

Affascinante il binomio struttura – contesto. Dall’esterno la collina, dominata da una moltitudine di vigneti, è caratterizzata da due tagli orizzontali a quote differenti che hanno sia una funzione strutturale (coperture) che una produttiva (coltivazione dell’uva). Un altro aspetto che rafforza questa intenzione progettuale è lo studio evidente dell’accesso carrabile che si snoda sinuoso seguendo l’andamento collinare del territorio.

Con mio stupore mi ritrovo all’improvviso di fronte ad uno degli elementi che più caratterizzano questo progetto: la rampa elicoidale in acciaio corten che collega quest’area ai vigneti e all’ingresso soprastanti.

Una vera e propria scultura che ha la particolarità di avere i gradoni di altezze differenti a causa del percorso ascensionale variato.

La visita comincia proprio dal museo della famiglia Antinori, che si apre superando la hall di accesso. Un ambiente luminoso ed elegante, caratterizzato da una scala asimmetrica che porta al piano superiore destinato ad uffici e valorizzato dalle vetrate che permettono di godere di un notevole panorama.

Il tour conoscitivo porta a un percorso di risalita verso la cantina e i vigneti, attraverso zone produttive ed espositive che vanno dal frantoio, alla vinsanteria, fino ad arrivare alle sale di degustazione.

Inverso invece il percorso produttivo che, per gravità, porta le uve, che arrivano ai tini di fermentazione, a raggiungere la barriccaia interrata.

Davvero interessante come sono state pensate le cantine sotto l’aspetto tecnologico.

I locali sono tutti voltati e comunicanti l’uno con l’altro. Infatti, ognuno di essi ha una struttura in acciaio compresa di binari in cui sono stati posizionati e incastrati i blocchi in cotto che formano le volte. Inoltre, per permettere un miglior passaggio dell’aria, oltre ai pozzi di luce in copertura (elemento ricorrente in tutta la struttura architettonica), è stato pensato di lasciare “sospese” le pareti divisorie e quindi di creare un sistema continuo di volte.

Questa esperienza è stata davvero formativa sia dal punto di vista professionale che personale, perché, se da un lato mi ha permesso di arricchire il mio bagaglio culturale, dall’altro mi ha insegnato ad apprezzare e degustare dell’ottimo vino.

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