Cento storie per una nuova idea (sostenibile) di costruzione e ricostruzione

di Paolo Marcesini

Da tempo ho deciso di approfondire tutti i temi che riguardano il rapporto tra economia circolare, sostenibilità, progettazione e (ri)costruzione. Ristrutturare il patrimonio edilizio nazionale vuol dire affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e rendere più belle e vivibili le nostre città, andare incontro ai nuovi stili di vita più sobri e responsabili; aumentare l’efficienza energetica riducendo al contempo i consumi, l’inquinamento e le bollette; garantire la sicurezza antisismica, migliorare la qualità della vita di proprietari e inquilini nonché aumentare il valore degli immobili.

Il senso del nostro lavoro è questo.

Sappiamo tutti che in questi anni la filiera dell’edilizia è stato il settore più colpito dalla crisi: dal 2008 si sono persi circa 600mila posti di lavoro. Per rilanciare il mercato interno e l’occupazione non si può ripartire dalla vecchia edilizia senza qualità e da un uso indiscriminato del suolo. Bisogna puntare verso quella Nuova Edilizia che è già in marcia e che incrocia le sfide della sicurezza antisismica, dell’efficienza energetica, della riqualificazione e rigenerazione urbana.

Alla Triennale di Milano nei giorni scorsi ho partecipato alla presentazione del rapporto “100 Italian Stories for future Building” redatto da Fondazione Symbola insieme a Fassa Bortolo, in pratica il racconto di cento realtà della filiera edilizia che, mediante l’innovazione, sfidano il futuro.

Negli ultimi anni in Italia sono stati attivati incentivi fiscali che mirano a sostenere la riqualificazione nel comparto immobiliare. Al consolidato Ecobonus (credito di imposta per ristrutturazioni e bonus per efficienza energetica) si sono aggiunti il “Sismabonus” e il “Bonus Verde”. Nel 2017 gli incentivi per le ristrutturazioni hanno prodotto più di 28 miliardi di investimenti attivando oltre 418 mila posti di lavoro tra diretti e indotto.

Nel nostro Paese il patrimonio immobiliare vale quasi il quadruplo del Pil ma il suo deterioramento e la sua vetustà ne causa la svalutazione. Nel 2017 gli investimenti in manutenzione straordinaria sono stati pari a 87,6 miliardi di euro, a fronte dei 41,4 miliardi spesi per nuove costruzioni. Su un valore totale della produzione nelle costruzioni di 167,1 miliardi di euro, il 74,2%, pari a 124 miliardi, sono dovuti al recupero edilizio (manutenzione ordinaria e straordinaria). Come evidenzia il rapporto “Una nuova edilizia contro la crisi”, realizzato nel 2017 da Fondazione Symbola in collaborazione con il Cresme, in media le abitazioni ristrutturate hanno un valore superiore del 29% rispetto a quelle non ristrutturate e un prezzo superiore anche rispetto alle abitazioni di nuova costruzione. Se tutte le abitazioni offerte fossero riqualificate, il valore del patrimonio edilizio residenziale in offerta sul mercato sarebbe rivalutato di 20 miliardi di euro.

Migliorare materiali e prestazioni risulta indispensabile per ottimizzare gli interventi, così come agire sulla formazione degli operatori sui temi del green building. In futuro, infatti, più che consumare energia, i nostri edifici la produrranno, rendendosi attivi e autosufficienti. Le imprese lo hanno capito: tra 2014 e 2017 le aziende del settore costruzioni che hanno investito in prodotti e tecnologie green sono state oltre 34.000, il 20,8% del totale delle imprese. L’Italia è l’unico, fra i big europei, ad aver aumentato tra il 2012 e il 2016 il numero di richieste di marchio UE nel settore “materiali da costruzione” con un +7,3%; contro -13,4% della Germania e -37,7% della Francia.

Tanto bel lavoro da fare.

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