LUOGO | Comune di Santo Stefano Magra – La Spezia |
PAESE | Italia |
CLIENTE | SAFRAN Srl |
ANNO | 2022 – in corso |
DESCRIZIONE | Progetto per la realizzazione di un complesso direzionale e logistico nel Comune di Santo Stefano Magra (SP). Progettazione architettonica preliminare, definitiva ed esecutiva. Direzione lavori Architettonica. |
Ci siamo visti per la prima volta con il committente a novembre 2022. Avevamo già lavorato insieme, c’era una certa confidenza:
“Ciao Archi, vorrei finalmente cambiare sede per la mia attività produttiva, ho trovato un terreno libero ed edificabile in prossimità dell’autostrada, poco dopo lo svincolo di raccordo tra la A12 e la A15. Mi immagino un edificio con una certa visibilità, vorrei qualcosa di rappresentativo, potrebbe essere un edificio che accoglie con la sua bellezza chi arriva in Liguria da nord, dalla Cisa, e che poi possa lasciare un ultimo bel ricordo a chi invece lascia il nostro territorio per andare o tornare a nord, verso la pianura Padana. Il terreno non è grande e quindi non potrà essere particolarmente grande neanche l’edificio, ma si potrebbe trovare un espediente architettonico per far sembrare il complesso ancora più grande di quanto in effetti potrà essere”.
“Vedo che il tuo logo aziendale simboleggia una nave carica di container con la prua che diventa un’onda del mare. Vorresti continuare con questa iconografia? L’entroterra spezzino è ormai un retroporto totalmente identificato dalle cataste colorate dei container, ti potrebbe interessare che l’edifico potesse ricordare una nave, oppure una catasta di container variamente colorati?”
“Da quando è stato disegnato il logo, ormai tanti anni, il nostro lavoro si è trasformato, si è allargato, non facciamo più solo Shipping, continuiamo a fare export e quasi totalmente verso destinazioni estere ma non più esclusivamente via nave. Ormai siamo in contatto quotidiano con tutto il mondo, l’immagine della nave carica di container mi sembra restrittiva, se proprio dovessi dire cosa vorrei che rappresentasse il mio nuovo edificio della logistica direi tutto il mondo con cui siamo in contatto, un’immagine del mondo intero.”
“Mi piacerebbero spazi moderni, luminosi e anche, a loro modo, divertenti per chi ci lavora. L’aspetto green dovrà essere tenuto in considerazione, sia per quanto riguarda gli aspetti di risparmio energetico, che per quanto riguarda il rapporto con la natura che circonda l’area. Mi piacerebbe che il mood creato nei miei attuali uffici di Via Taviani avesse una nuova, ulteriore, declinazione”.
L’edificio presenta due prospetti ben visibili dall’autostrada e altri due prospetti che si affacciano invece verso la viabilità interna locale, in una frazione che si sta velocemente trasformando in un polo logistico di una certa importanza, facilmente raggiungibile dallo svincolo del casello di raccordo tra due autostrade A12 (Genova-Livorno) e A15 (La Spezia-Parma), oltre che direttamente collegata al vicino porto della Spezia tramite il raccordo autostradale.
Fin dal principio della progettazione è stato chiaro che i due prospetti visibili dall’autostrada fossero totalmente dedicati alla rappresentazione simbolica della Società, mentre i due prospetti operativi potevano essere molto più semplici e garantire la massima funzionalità del complesso di interscambio.
Le facciate verso l’autostrada, visibili in velocità, dovevano diventare prima di tutto un grande logo aziendale. Siamo partiti proprio dal logo storico della Società, formato da tre bande orizzontali tra di loro leggermente diverse e sfalsate, graficizzate in modo da dare la sensazione di velocità e movimento della nave carica di container. Le tre bande orizzontali sono diventate pannelli in calcestruzzo prefabbricato che, inaspettatamente, escono, scappano dal perimetro dell’edificio, dando la sensazione dinamica, nei pochi attimi di visione autostradale, che anche l’edificio sia in movimento e che possa sembrare più esteso di quanto effettivamente sia.
Alighiero Boetti, nei suoi magnifici arazzi fatti fare a distanza dalle tessitrici afghane, aveva già ben rappresentato tutto il mondo attraverso le sue variopinte bandiere. I colori delle bandiere sono sempre gli stessi: giallo, rosso, blu, verde, un poco di arancione, poco nero e molto bianco.
Anche i prospetti “autostradali” del nostro complesso logistico potevano essere colorati, rappresentare il mondo, un mondo di bandiere, le bandiere degli stati con cui la Società maggiormente commercia, ma non solo.
Siamo partiti dalle bandiere principali, quelle che tutti conosciamo e ricordiamo, poi siamo passati a quelle ancora da imparare. Se si tengono distinte è facile riconoscerle, è un gioco che ci ricorda l’infanzia. Se si avvicinano tra di loro i colori cominciano a confondersi a mescolarsi. Se si cancella il confine tra le singole bandiere si arriva ad un pattern multicolor, è l’immagine del nostro mondo, o almeno del mondo che vorremmo, senza confini, senza barriere, multiculturale, multirazziale, in cui tutto è mescolato, connesso, intrecciato.
Il motto della Società è: “Dal 1920 vi portiamo in nuovi Mondi”, i due prospetti “autostradali” sono diventati proprio questo, la visione del nostro nuovo mondo contemporaneo.
I due prospetti “operativi” invece sono sobri, funzionali, con le cinque bocche di carico, gli ingressi agli uffici operativi del piano terra e quelli direzionali del primo piano. Al di sopra della fascia basamentale grigio scuro che unifica tutte le facciate, questi prospetti sono di un grigio chiaro, color cemento. Gli spigoli sono sempre caratterizzati dall’incastro dei pannelli che fuoriescono in misura variabile, non c’è quindi un confine netto tra le facciate grigie e le facciate colorate, il grigio contamina anche le facciate “autostradali” che gradualmente si colorano seguendo un fattore di crescita convergente verso lo spigolo sud e sviluppato in diagonale.
“Il complesso meccanismo di incastro tra i pannelli prefabbricati mi sembra quasi un gioco e mi piace pensare al fatto che possa, in qualche modo, rappresentare anche il percorso di costruzione mattone dopo mattone della nostra vita aziendale”.
La scelta di utilizzare una pitturazione classica da facciata e non un materiale di rivestimento del prefabbricato ha portato ad una leggera desaturazione dei colori, questo garantirà una maggior resistenza dei pigmenti all’esposizione solare e quindi una maggior durata delle facciate. I colori non sono più quelli primari e crudi delle bandiere, sono diventati più complessi, sobri, eleganti, vicini a quelli dell’edilizia tradizionale e questo ha contribuito notevolmente all’inserimento dell’edificio nel contesto territoriale. Tutta l’architettura ligure, da Genova a Portovenere, è universalmente apprezzata e riconosciuta per i colori accesi delle facciate dei centri storici, è forse la prima volta che un edificio di tipo industriale produttivo cerca di inserirsi all’interno di questa tradizione e lo fa in modo autonomo, senza ricorrere a facili meccanismi di mimesi, imitazione o falso storico.