Pensare un edificio produttore di ambiente dove prima si produceva energia

Un nuovo edificio “produttore di ambiente” accanto ad un “produttore di nuova energia”.

Un nuovo edificio simbolo di coesione “sostenibile” con la Città e la sua Comunità.

Un nuovo edificio esempio concreto e trasparente di Economia Circolare.

La valorizzazione architettonica e paesaggistica del sito industriale dell’Enel della Spezia descrive l’idea progettuale ideata da Fabrica di cambiamento e valorizzazione all’insegna dell’identità sostenibile della città.

Un progetto che ha partecipato al concorso di idee promosso da Enel in tutto il territorio nazionale per la riqualificazione energetica di alcuni impianti non più competitivi che, attraverso la collaborazione con i territori e le comunità locali, potranno continuare ad essere fattori di sviluppo e innovazione.

Un concorso che nella città della Spezia non è stato aggiudicato per un cambiamento della strategia industriale di Enel.

Un progetto che desideriamo comunque condividere con la città.

Il contesto

Nel percorso per la sostenibilità promosso dalle Nazioni Unite con l’Agenda 2030 si inserisce a pieno titolo la volontà di Enel di portare avanti la transizione degli impianti esistenti anche attraverso la collaborazione con i territori e le comunità locali innescando processi di innovazione sostenibile e di circolarità. Parlare di Economia Circolare alla Spezia significa partire dalla valorizzazione architettonica e paesaggistica del sito produttivo della Centrale ed immaginare un nuovo modello di sviluppo e di coesione tra le imprese e la comunità, tra il territorio e le sue vocazioni produttive, tra il benessere delle persone e la produzione di energia, facendo particolare attenzione al recupero della tradizione a fronte dei processi dell’innovazione economica, sociale ed ambientale previsti e al tempo stesso creare un simbolo per valorizzare l’identità e l’immagine della Centrale comunicando la strategia e l’impegno del Gruppo nella transizione energetica, ma soprattutto significa dare un impulso decisivo alla riqualificazione della zona industriale in ottica di sostenibilità ambientale e sociale.

 

Valorizzazione del design e dell’impatto visivo

Nell’accesso alla città il primo impatto non avviene dalla viabilità storica a monte, che apriva lo sguardo verso il golfo o, viceversa, dal mare, da cui vedere l’arco collinare che comprende la città, ma piuttosto l’incontro avviene dall’asse viario che attraversa dapprima il paesaggio urbano 900esco caratterizzato dai due poli cardinali del suo sviluppo economico: il porto e l’area industriale dominata dal suo primo segno distintivo, l’ultima ciminiera della Centrale che con i suoi 220 metri di altezza, è diventata un simbolo ed un riferimento territoriale ormai consolidato.

Il carattere industriale che contraddistingue la prima fascia urbana è dunque il primo elemento significativo della lettura dell’identità della città e la caratteristica più incisiva dell’area su cui insiste il sito che ne determina e ribadisce ulteriormente la peculiarità.

Nell’area di intervento si concentrano molti elementi produttivi così come molte criticità e, tuttavia, può rappresentare un elemento imprescindibile per l’evoluzione dell’economia, non solo locale, legando la sua transizione alla sostenibilità ed alla innovazione tecnologica.

Segno di tale evoluzione ed elemento di interfaccia con la città, la porzione di area cui si riferisce l’ipotesi progettuale proposta ha il compito di rappresentare una nuova idea non solo di Centrale, ma anche di città, immediatamente leggibile ed identificabile nella sua forma e funzione che rimane comunque produttiva seppur fortemente innovativa.

L’attuale conformazione dell’area che si ffaccia sulla viabilità veloce di via Melara e sul fosso Calcinara, mal si rapporta con l’esterno, ma proprio lo stretto canale artificiale, attualmente delimitato da alte sponde verticali, determina una lettura alternativa del luogo dando il primo spunto per un nuovo approccio con l’area.

Gli elementi fondativi del progetto sono dunque quegli elementi naturali che possono reimpossessarsi delle aree lasciate libere dalle attività produttive e determinare una nuova visione del sito. Così il Fosso Calcinara, pur nella sua dimensione limitata, rappresenta un elemento del tutto autonomo rispetto alle aree industriali a contorno, un microcosmo naturale dove si sono sviluppati spontaneamente alberi e bassa vegetazione spondale.

Il limite da esso rappresentato viene ora disgregato: le sponde si allargano e si rinverdiscono segnando il passaggio dell’acqua come elemento ordinatore delle forme architettoniche che vi si affacciano allineandovisi parallelamente. L’acqua è anche parte fondamentale del disegno e riutilizzo del suolo rinaturalizzato delimitando con una ampia vasca di accumulo delle acque meteoriche la testata del nuovo edificio: la Green House.

La forma piacevolmente semplice dell’edificio permette di identificare immediatamente la sua funzione non più industriale, ma comunque produttiva: una fattoria urbana sperimentale con uno sviluppo multicolturale intensivo che salvaguardi l’uso del suolo, in cui studiare un nuovo modo di produrre agricoltura sostenibile mettendo al centro le tematiche delle fonti rinnovabili di energia e dell’economia circolare. Promuovere dunque nuove forme imprenditoriali tramite la ricerca e lo sviluppo di una agricoltura sostenibile affiancata ad una attività specifica nel campo biomedico e della “nutraceutica”, rappresenta una vera e propria azione di “protezione dell’ambiente” e del territorio costituendo un fattore reale di crescita per le imprese e i territori.

Tale processo di ampio sfruttamento delle superfici verticali destinate alla produzione agricola intensiva è caratterizzato dalla forte riduzione dei consumi idrici, dal mancato utilizzo di sostanze inquinanti e dai consumi energetici posti in dialogo con lo sfruttamento delle fonti rinnovabili collocate sulla copertura e sul resto dell’area.

Cuore del nuovo intervento è quindi la “Green House”, una serra che riprende forme, dimensioni e orientamento della limitrofa architettura industriale storica. Tale scelta per la collocazione della nuova attività, fortemente simbolica, si inserisce nel contesto produttivo della città rispettando le sue prerogative storiche, ma con una nuova visione del futuro.

L’edificio si frammenta progressivamente per lasciare posto alle pareti vetrate della serra che si concludono con la testata sud che si specchia sulla grande vasca d’acqua. La porzione di edificio più chiusa contiene gli spazi della reception, sala mensa, ristorante, uffici e spazi dimostrativi, sala conferenze e co-working ed è rivestita da una facciata costituita da materiali di recupero derivanti dalle demolizioni previste. I pannelli di rivestimento sono realizzati in cemento e polvere di carbone recuperata dal carbonile ancora esistente, mentre la carpenteria metallica potrà essere quella recuperata dalla demolizione degli edifici in dismissione. La disgregazione progressiva delle parti chiuse dell’edificio cristallizza l’evolversi della storia della città ed il graduale passaggio dall’economia dell’industria tradizionale a quella innovativa e sostenibile. Il passato ed il futuro della città si leggono nell’edificio stesso che si protende verso gli elementi naturali più significativi del nuovo corso industriale e produttivo che si fonda sulla sostenibilità e sul rispetto dell’ambiente.

La testata sud è una vera e propria serra completamente vetrata dove coltivare e sperimentare le nuove tecnologie di produzione agricola intensiva idroponica e aeroponica a bassissimo consumo idrico.

La Serra

La Serra è un “produttore di ambiente”. Un edificio sostenibile e innovativo che grazie alla tecnologia, all’innovazione, alla sostenibilità e alla creatività che esprime celebra il cambio di utilizzo della centrale Enel che abbandona definitivamente una visione novecentesca della sua funzione e si converte guardando al futuro della produzione di energia. Perché una nuova centrale dice qualcosa di nuovo all’ambiente, al territorio, al paesaggio, alla città, a chi la abita. Per dire qualcosa di nuovo ha bisogno di un simbolo.

La Serra recupera una visione dello spazio all’insegna del rispetto per la natura la materia, lo spazio, l’ambiente e le sue risorse e genera un processo virtuoso di rigenerazione e di produzione di materie prime seconde in accordo con la bioeconomia circolare e l’agricoltura sostenibile. E lo fa usando energia di scarto, il cascame prodotto dalla centrale Enel, chiudendo così il cerchio della riduzione del suo impatto ambientale all’insegna dell’efficientamento energetico e del risparmio di risorse naturali.

La Serra è trasparente perché racconta la verità della sua identità. Non ha nulla da nascondere e tutto da mostrare: la natura, il verde, l’acqua, quello che produce, come lo fa, l’energia che usa. La Serra comunica la sostenibilità e quando comunichi la sostenibilità dici sempre la verità, certificata e verificata e garantita.

 

La serra è un incubatore di idee.
Un generatore di innovazione.
Il luogo dove “ripensare”.

Riutilizzo di strutture e infrastrutture esistenti

L’Economia Circolare intende promuovere un modello economico orientato alla sostenibilità e il recupero e riutilizzo della materia e della materia prima seconda, in tale contesto si propone quindi la conservazione in situ della ciminiera, ipotizzando al contempo di cambiarne il significato per cui potrà diventare un simbolo territoriale, il riferimento di un luogo nuovo di cui riappropriarsi, dove portare i bambini in gita alla fattoria didattica o organizzare un pranzo al ristorante a chilometro zero. L’intervento di riscrittura identitaria potrebbe essere completato con la realizzazione di un punto di vista privilegiato sul golfo alla sua sommità attraverso la realizzazione di un ascensore panoramico che possa portare in vetta un numero ridotto di persone in sicurezza.

In relazione alla realizzazione degli involucri degli edifici come richiesto, il progetto cerca di affrontare il tema posto nell’ottica di riuso proponendo di non demolire in toto gli edifici esistenti, ma di lasciare la porzione della gabbia strutturale esistente in carpenteria metallica di raccordo tra la sala macchine e la caldaia a carbone e strutture annesse. Con una modesta percentuale di strutture in carpenteria metallica derivanti dalle demolizioni già previste si potrà integrare la porzione di struttura non demolita con una simile, una facciata a traliccio che potrà arrivare a fronteggiare le due nuove costruzioni delle caldaie a gas per creare un prospetto unitario, lungo circa 400 metri e alto 30, un reticolo in carpenteria metallica rinverdito per restituire una porzione di territorio alla natura lasciando che questa se ne riappropri. Attraverso uno specifico studio botanico si potranno identificare la tipologia e la quantità delle essenze necessarie all’operazione che in questa fase si ipotizza non necessitino né di irrigazione né di manutenzione.

 

Innovazione tecnologica

Dal punto di vista energetico importante sarà il rapporto tra la nuova centrale ed i nuovi spazi progettati sulla sostenibilità e su un più equilibrato rapporto con la natura in generale che passa attraverso la ricerca scientifica.

La nuova struttura per il proprio funzionamento potrà avere una connessione diretta con il nuovo sito produttivo, sia dalla nuova centrale e sia dai campi fotovoltaici.

La realizzazione di sistemi efficienti a servizio dei nuovi spazi ed una filosofia di controllo e gestione avanzata permetterà di ottimizzare ed efficientare il funzionamento del sistema edificio-impianto, rendendo evidente e sostenibile anche il rapporto con la parte produttiva.

Nell’ottica di un contributo ecologicamente educativo, grazie alla presenza di sistemi integrati che comunicano con le persone e l’ambiente, sarà possibile introdurre metodi e sistemi per sensibilizzare circa l’utilizzo di risorse nell’ambito delle proprie attività all’interno degli ambienti.

Il progetto proposto può dunque a tutti gli effetti essere di per sé considerato come uno strumento per la rigenerazione e la rivitalizzazione del tessuto del contesto urbano in cui si trova, al fine di addivenire al percorso auspicato di sostenibilità ambientale, economica e culturale.