Dare forma alla conoscenza. Il valore del digitale che evolve.

a cura di Sara Russo
Sono Sara Russo e in Fabrica mi occupo di BIM e digitalizzazione. È un ambito che considero estremamente stimolante perché non ha confini definiti: non si limita ad un singolo settore o a una fase del processo, ma si adatta e si modella continuamente su esigenze sempre nuove, che emergono dai nostri clienti o che siamo noi stessi a proporre come nuove opportunità.
Il BIM è spesso associato alla progettazione ed al cantiere, e certamente rappresenta un supporto fondamentale in queste fasi. Ma il suo valore va ben oltre, ci riferiamo infatti a strumenti e processi che trovano applicazione anche nella valorizzazione del patrimonio storico, nella comunicazione, nella gestione e manutenzione degli asset, fino ad estendersi a contesti come quello turistico o per la promozione culturale. Si tratta di un ventaglio di applicazioni vastissimo, capace di toccare realtà tra loro molto diverse come edifici storici e castelli, aree archeologiche, paesaggi naturali, infrastrutture stradali, contesti produttivi e industriali.
Lavorare in questo settore significa confrontarsi ogni giorno con mondi diversi, ciascuno con le proprie complessità e specificità. È proprio questa varietà a rendere il nostro lavoro così ricco, una continua occasione di apprendimento e di confronto che ci porta a sviluppare una conoscenza trasversale e a integrare punti di vista anche molto distanti. Eppure, dietro questa diversità, c’è sempre un filo conduttore: la digitalizzazione.
Mi piace pensare ai gemelli digitali come l’anima ed il cuore pulsante di questo sistema. Sono loro a raccogliere dati, informazioni e flussi, diventando un punto centrale di riferimento. Nel caso di un edificio, il gemello digitale vive e si evolve insieme all’edificio reale, nasce e cresce durante la progettazione ed il cantiere e continua a svilupparsi per tutta la sua vita dell’edificio, raccogliendone la storia e custodendone la memoria.
Da qui, interlocutori diversi – progettisti, gestori, tecnici, amministrazioni, cittadini, studiosi – possono accedere a ciò che serve loro, ciascuno secondo il proprio ruolo. In questo modo la conoscenza non si disperde, ma rimane centralizzata, strutturata e fruibile, trasformandosi in un valore condiviso. Il gemello digitale assume una dimensione quasi organica perché interagisce con noi in modo intuitivo ed offre un’accessibilità digitale semplice e fruibile, compatibile con gli strumenti e i processi che utilizziamo quotidianamente. Il modello, costituito da dati e informazioni sia statiche sia dinamiche, può essere misurato e monitorato mentre “vive”, diventando così uno strumento concreto di gestione, controllo, memoria e conoscenza.

Ciò che rende unico questo settore è che il BIM non ha limiti o confini, ogni giorno si plasma e si reinventa, intercettando le spinte del mercato e le richieste che emergono. Molte volte siamo noi stessi a proporre ai clienti nuove possibilità, perché non sempre conoscono le potenzialità degli strumenti digitali: eppure, queste applicazioni possono rivelarsi la chiave per rispondere a esigenze reali e concrete. Siamo noi, ogni giorno, a progettare nuovi flussi di lavoro, perché ogni progetto è diverso e richiede sistemi su misura. È proprio in questa capacità di adattamento e innovazione continua che risiede la forza del nostro lavoro, un settore vivo, dinamico, in costante evoluzione, capace di proporci ogni giorno scenari nuovi e sorprendenti.
In fondo, proviamo a trasformare le complessità in opportunità. Analizziamo i dati che spesso si presentano in forma disorganizzata e frammentata, li organizziamo e li mettiamo in relazione, affinché semplici dati possano diventare informazioni strutturate. È in questo passaggio che i dati acquistano significato: le informazioni si connettono tra loro, si trasformano in conoscenza e si traducono in gemelli digitali, flussi, processi e progetto.
In questa evoluzione la digitalizzazione trova la sua forza più grande: dare valore a ciò che, altrimenti, resterebbe solo complessità.