Un architetto con la macchina fotografica tra New York e Parigi

di Davide Vitelli

Il 2023 è appena terminato e come consuetudine si tirano un po’ le somme su ciò che è stato fatto. Tra le cose che più rappresentano quest’ultimo anno, ci sono indubbiamente due viaggi. Il primo mi ha portato negli Stati Uniti, a New York; l’altro viaggio invece, mi ha fatto visitare Parigi.

NEW YORK

Nel mio immaginario, la Grande Mela è sempre stata la città dei film, dei grattacieli che puntano al cielo, uno accanto all’altro, ma anche quella dell’hot-dog a pochi dollari negli angoli della strada. È quindi nato in me uno stato d’animo per metà euforico, per la moltitudine di cose che volevo vedere, sentire e toccare, e per l’altra metà timoroso per il lungo viaggio da affrontare e per come mi sarei sentito una volta atterrato in terra americana.

Ovviamente, le aspettative non sono state deluse. New York ha avuto la capacità di farmi sentire immediatamente parte di essa. È una città che non si ferma mai, sempre viva di giorno e di notte, in continua trasformazione. Mi hanno colpito i tanti cantieri attivi. Ad ognuno di essi mi fermavo per qualche minuto. Volevo capire cosa si stava realizzando e se c’erano differenze rispetto a quelli che sono abituato a vedere e a seguire per lavoro, qui in Italia.

New York è anche suoni, rumori. Mi è rimasto impresso il traffico, sempre intenso, ma anche lo slang americano in sottofondo. Camminando, ci si rende conto di come New York sia l’insieme di tante culture che si intrecciano ogni giorno. Per quanto mi riguarda, racchiude in sé un fascino particolare, di cui mi sono particolarmente affezionato. Ci sono luoghi davvero interessanti e particolari per una metropoli così urbanizzata. Si passa dalle vie più note e affollate, come la Fifth Avenue, la via dello shopping e della moda, a Central Park, in questo ambiente naturale e quasi mistico.

Ai lati di Central Park si trovano tre noti musei: il Metropolitan Museum of Art, che ospita opere risalenti all’antichità, dipinti e sculture dei grandi maestri europei, e una vasta collezione di arte moderna; il Museo di Storia Naturale Americano, che ha da poco inaugurato la nuova ala dedicata alla ricerca scientifica progettata dagli architetti statunitensi dello Studio Gang. Sembra di entrare in una grande caverna modellata dall’acqua e dal vento per migliaia di anni; il Guggenheim Museum di Frank Lloyd Wright, con la sua caratteristica geometria esterna. Al suo interno il grande atrio a tutta altezza e la lunga rampa elicoidale che porta ai piani superiori e che diventa area espositiva.

New York è ovviamente una scoperta dietro l’altra, un susseguirsi di edifici storici, come l’Empire State Building, oppure il Chrysler Building, un tempo il grattacielo più alto del mondo, ma anche il Palazzo delle Nazioni Unite di Niemeyer-Le Corbusier-Harrison, il primo ad utilizzare una facciata continua; allo stesso tempo è un brulicare di architettura contemporanea, vedi la sede del New York Times progettata da Renzo Piano, la piramide residenziale VIA57 dei BIG, della quale avevo tantissime aspettative che dal vivo sono state un po’ deluse, o il loro primo grattacielo, terminato recentemente, The Spiral, caratterizzato dalle terrazze verdi che si sviluppano a spirale lungo le facciate vetrate esterne.

C’è poi la High Line, il percorso verde sopraelevato, che parte dal Whitney Houston Museum progettato da Renzo Piano e che termina in prossimità dell’Hudson Yard. Qui troviamo una serie di opere architettoniche contemporanee: la struttura panoramica The Vessel, disegnata dal britannico Studio Heatherwick oppure il centro culturale The Shed progettato da Diller Scofidio + Renfro. Ciò che rimane della ferrovia dismessa si inserisce perfettamente con le più nuove pavimentazioni e le aree a verde inserite lungo il percorso sopraelevato, che si snoda tra gli edifici residenziali del quartiere di Chelsea.

Le sensazioni vissute sono tantissime e raccontarle tutte è davvero complicato. Vedere dal vivo la Statua della Libertà o trovarsi a Ground Zero di fronte al 9/11 Memorial in contemplato silenzio sono emozioni uniche, che si provano solo trovandosi in certi luoghi.

New York è anche una passeggiata senza meta tra i quartieri residenziali di Brooklyn e scoprire i parchi che si affacciano sull’East River per poi trovarsi a Dumbo, dove si trova lo studio dei BIG, e avvicinarsi sempre di più al ponte di Brooklyn, per poi percorrerlo a piedi facendo migliaia di foto, con le auto che sfrecciano sotto i piedi e trovarsi di nuovo a Manhattan per cenare in un ristorante asiatico di Chinatown.

Questa città è un insieme di tanti mondi differenti, belli e meno belli, dove tutto sembra possibile e che ha lasciato in me una gran voglia di tornare.

PARIGI

Il viaggio a Parigi è stato dettato dal desiderio di riscoprire una città che avevo visitato in giovane età. Un po’ per una questione anagrafica, un po’ per quanto imparato durante il mio percorso universitario e lavorativo.

Parigi e New York sono ovviamente due città molto diverse sotto molteplici aspetti, da quelli storico-culturale a quelli architettonici. A mio parere però, c’è un sottilissimo legame che le unisce. Non solo per il fatto di essere due grandi città, rappresentate da icone come la Statua della Libertà e la Torre Eiffel pensate e realizzate da Gustave Eiffel, ma anche per l’atmosfera che si respira una volta che ci si trova immersi. Parigi ha indubbiamente una storia più profonda, che la rende ancora più affascinante. Culla dell’illuminismo, mostra tutto il suo potenziale durante le ore notturne. Non è un caso se viene chiamata Ville Lumiére.

Se dovessi identificare queste due città, paragonerei New York a una bellissima pellicola cinematografica in continua proiezione, mentre Parigi ad una tela impressionista ricca di colori.

Girare per Parigi è un continuo arricchimento personale. Il quartiere di Montmartre ne è un esempio. Dal Sacro Cuore si può godere di una vista mozzafiato di tutta la città, dove spiccano gli edifici e i monumenti principali. Tutto sembra essere pensato e realizzato per essere immortalato. Dall’edificio più famoso alla piccola via colma di botteghe, ristorante e bar ai lati della strada. Ogni angolo trasuda storia. Davvero interessante l’utilizzo dell’angolo stondato degli edifici. Solitamente sono bar o ristoranti a sfruttare la porzione antistante all’ingresso per alloggiare tavoli e sedie da cui gustare aperitivi o semplicemente godersi un po’ di sole gustando un buon caffè.

Parigi è anche musei, impossibile non nominare il Louvre e il d’Orsay. Davvero una piacevole sorpresa la visita di quest’ultimo. Si tratta di una vecchia Stazione Ferroviaria realizzata per l’Esposizione Universale del 1900.

A seguito di un progressivo abbandono dell’edificio, negli anni ‘70, viene deciso di convertire il complesso ferroviario in un museo. Il restauro dell’edificio viene affidato al gruppo Act-Architecture, mentre la parte espositiva all’Arch. Gae Aulenti. Il progetto ha saputo rispettare la storia del luogo, ponendosi in armonia con l’esistente. Si possono infatti apprezzare le vecchie strutture in carpenteria metallica, tipiche dei primi del ‘900, accompagnate dalla pietra calcarea chiara che amplifica la luce passante dalla grande volta vetrata in copertura, che ricopre il grande atrio principale.

Sempre negli anni ‘70 tre giovani architetti, Franchini-Piano-Rogers, vincono il concorso di progettazione del Centre Pompidou. La realizzazione dello stesso sarà portata avanti dai soli Piano e Rogers. Un edificio che diventerà un’icona di Parigi. Il progetto esalta la parte tecnologica e quella impiantistica che diventano così, non solo elementi funzionali, ma architettura a tutti gli effetti. Ogni elemento è caratterizzato da un colore che ne evidenzia il proprio utilizzo. Davvero suggestivo trovarsi nella piazza sulla quale si affaccia il fronte principale dell’edificio con il caratteristico percorso sospeso di colore rosso, che corre lungo tutto il prospetto e che porta ai piani superiori dell’edificio.

Come già accennato, Parigi è una città contaminata da tante culture. Una delle più presenti è sicuramente quella araba. In prossimità dell’Università della Sorbonne si trova l’Istituto del Mondo Arabo, realizzato dall’architetto francese Jean Nouvel e da Architecture Studio. Questo edificio è caratterizzato dalla facciata settentrionale, che si amalgama perfettamente con la Parigi storica. La facciata meridionale, invece, riprende i temi storici della geometria araba con l’utilizzo dei musciarabia (elementi utilizzati nell’architettura araba con funzione di ventilazione forzata naturale), che la compongono e che si aprono e si chiudono ogni ora. All’interno dell’edificio vengono realizzate mostre ed eventi dedicati al mondo arabo. In sommità è presente un ristorante con terrazza dalla quale si può godere di un bellissimo panorama della città.

Sempre in quest’area, tra l’Istituto del Mondo Arabo e la Sorbonne, sorgerà un centro di ricerca multidisciplinare progettato dallo studio BIG – Bjarke Ingels Group insieme allo studio OFF Architecture, il Paris PARC. Al momento si può apprezzare il cantiere in attività, ma dalle prime immagini condivise sul web, l’edificio sarà caratterizzato da un grande atrio vetrato e da una copertura verde, che permetterà di godere di un nuovo affaccio su Parigi.

Parigi, per quanto mi riguarda, è un continuo viaggio nel tempo, non soltanto per la presenza di opere mondiali come la Torre Eiffel, Notre Dame e l’Arco di Trionfo con gli Champs Élysées, ma anche per i caratteristici accessi alle stazioni delle metro in stile Art Nouveau, ancora oggi presenti. Ogni volta che ne attraversavo uno, mi veniva in mente la famosa foto di Dalì con il suo formichiere al guinzaglio e la gente tutta intorno un po’ stupita.

Questo è soltanto un piccolo assaggio di ciò che ho potuto ammirare in questa meravigliosa città. E, proprio come per New York, la voglia di tornare è sempre viva.

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