Mandawa, o della trasmittanza
di Danilo Sergiampietri
Nord-ovest dell’India, inizio di luglio. Mandawa è una piccola cittadina immersa nel deserto del Rajasthan che ha avuto un momento di splendore economico nel XVIII secolo, quando era base dei mercanti per attraversare il deserto che separa a occidente il Rajasthan dal Pakistan. Rientra negli itinerari del turismo occidentale per i suoi numerosi palazzi riccamente decorati, gli “havelis” che oggi sono quasi abbandonati e in uno stato di decadenza che ne accresce notevolmente il fascino.
In quei giorni il caldo era infernale, l’unica speranza era per tutti l’arrivo rinfrescante del monsone. Non c’era ancora internet e non avevo quindi né il meteo del cellulare, né un termometro, ma si parlava di circa 45 gradi, con picchi di 47-48. Mi sembrava eccessivo, ma forse era vero, visto che il mio telefono mi dice che oggi la massima prevista a Mandawa è di 43 gradi.
Alloggiavo al Desert Resort, un villaggio costituito da bungalows circolari con tetto in paglia, muri in fango e sterco di vacca essiccato e decorazioni geometriche in calce bianca.
Era l’unico bungalow occupato della struttura, ma anche in città non c’era praticamente nessuno, evidentemente non era il periodo migliore per visitare la regione.
Il trattamento è stato ottimo. Cena sulla terrazza panoramica con vista sul deserto, buffet con piatti tradizionali, musica, danzatrici, tramonto spettacolare e poi solo luci di candela, l’energia elettrica non c’era quasi mai, solo alcuni minuti ogni tanto.
Quando è stato poi il momento di andare a dormire mi sono ben presto reso conto che la struttura dei muri del bungalow lo faceva assimilare a un forno in terracotta che rilasciava lentamente, ma inesorabilmente, il calore accumulato durante il giorno. La mancanza di energia elettrica impediva, inoltre, di mettere in funzione almeno i ventilatori.
Gli aspetti termici degli edifici e dei materiali studiati all’esame di Tecnica delle Costruzioni non mi avevano mai particolarmente interessato, ma quella notte, a Mandawa, ho finalmente capito cos’è la trasmittanza.